[di Emanuela Macrì – foto web] Premio Green Film al Trento Film Festival per The North Drift di Steffen Krones, un viaggio incredibile verso una verità che pochi conoscono ma tutti dobbiamo temere. L’Artico, quel luogo che nell’immaginario collettivo è abitato da candidi ghiacci e cieli tersi, sta soffocando in un mare di plastica e rifiuti. Come è possibile tutto questo? Come si spiega questo disastro silenzioso e galleggiante?
Dresda, 51mo parallelo Nord. Isole Lofoten, 68mo parallelo Nord. I punti A e B del nostro viaggio nelle acque del fiume Elba che, passando per la città tedesca sfocia nel Mare del Nord portando con sé una, letterale, ondata di rifiuti. Quelli che poi colonizzano, tolgono ogni respiro alle coste della Norvegia e poi su, fino al mare Artico. È dimostrabile quanto sostenuto?
Non solo, è pure dimostrato da Krones, il regista tedesco che dopo un viaggio alle Lofoten riparte dalla sua città, Dresda, per tracciare il percorso dei rifiuti lungo il fiume e grazie ad un’ideale bottiglia di birra, una boa dotata di GPS che vi nuoterà fino al mare Artico. Un’avventura incredibile, in compagnia di Christian, norvegese di origini inuit che da anni con il suo kajak segue progetti e, materialmente, si occupa di ripulire le isole che ha scelto di abitare.
Le immagini e i dati che passano nel documentario sono sconcertanti. Alle tonnellate di plastica recuperate fanno eco quelle di microplastica, particelle minuscole e non intercettabili che finiscono nelle acque, nelle falde e nella catena alimentare. Consumare plastica per poi mangiarla. Senza preoccuparsene. Anche se dovremmo, prima che sia troppo tardi. Anzi no, perché troppo tardi lo è già. Ora possiamo solo, dobbiamo, limitare i danni.
Quelli che hanno portato alle immagini di apertura, con una busta che galleggia in un mare blu, in mezzo a pezzi di ghiaccio. Ripensando allo stile di vita usa e getta che sta trasformando l’Artico, l’ecosistema tra i più complessi sulla Terra, in una pattumiera. Ripensando allo stile di vita che ci vede consumatori – inconsapevoli o disinteressati – dei nostri stessi rifiuti.