[di Emanuela Macrì – foto Fabio Cucchetti e Andrea Baratella] Tre atomi di adrenalina e due di volley: questa la formula molecolare capace di descrivere l’essenza del suo carattere, ruggente. Ma chi conosce Miriam Fatime Sylla sa che sarebbe sbagliato fermarsi a questo. “E potremmo iniziare – racconta la schiacciatrice della Foppapedretti Bergamo – dall’aggiungere un atomo di danza: da piccola, infatti, sognavo di diventare una ballerina. Poi, la vita, ha scelto altro e… eccomi qua!” Da una carriera col tutù a una di tutto riguardo nella pallavolo con uno sport di squadra, un campo e una rete che sembrano meglio adattarsi a quel carattere esplosivo, a quell’energia traboccante che fatichiamo a pensare costretta a punte e sbarra.
Un percorso che parte dalla squadra dell’oratorio per proseguire spedito, perché Miriam non ha mai avuto tempo da perdere e da giovanissima arriva a Orago, per trascorre le sue prime due stagioni in serie A1 con la squadra di Villa Cortese. Poi il più bel regalo che potesse immaginare per i suoi diciotto anni con il passaggio in una delle società più prestigiose e titolate della storia del volley italiano, la Foppapedretti Bergamo dove oggi sta vivendo la sua quinta stagione consecutiva.
“La società dove sono cresciuta, dove ho imparato moltissimo. Penso al mio arrivo qui, a Bergamo, con uno zaino già importante: a Orago avevo incontrato atlete di grande calibro come Taismary Aguero e Katarina Barun che guardavo quasi da lontano, io piccolina con tutto da imparare e nulla da dare. E poi la maglia della Foppa e l’incontro che, dal punto di vista della pallavolo ricordo come quello che mi ha cambiato la prospettiva, è quello con Jelena Blagojevic la schiacciatrice serba che tra le tante doti ha quello di essere un vero talento in difesa tanto da riuscire a trasmettermi quell’amore per il bagher che mi mancava. Anzi, che proprio non conoscevo. Se oggi ho imparato non solo ad apprezzare ma, anche, a trovare soddisfazione nelle azioni difensive sì, lo devo a lei, questo ruolo che ora so vivere al 100%”.
Una sorella maggiore acquisita in mezzo a molte ragazze che sono diventate la sua famiglia, anche dopo il cambio di maglia “perché uno sport di squadra, inevitabilmente, ti porta a condividere la vita con altre persone. Con alcune nascono legami fortissimi, come quello con Eva Mori, fino alla passata stagione in squadra. Un elenco lungo al quale, in coda, aggiungerei anche quelle compagne con cui non è scattata la scintilla. Perchè in un gruppo a cui appartieni ma non scegli, capita anche questo e non è necessariamente una cosa negativa.
Ho imparato, infatti, anche da questi rapporti, a prendere quello che le persone ti possono dare, dentro e fuori dal campo, anche se non ti piacciono o tu non piaci a loro. In questo ha giocato un ruolo decisivo anche la società: qui l’atteggiamento negativo e distruttivo non si sposa con la filosofia rossoblù. Qui si impara il rispetto per la maglia e a raggiungere, passo dopo passo, quella maturità che permette di collaborare e stimarsi, di comportarsi da professioniste e persone adulte. Aggiungo, poi, che tra le compagne di squadra ho la fortuna di avere persone di grande esperienza tra cui la Capy(tana ndr) Paola Paggi, una presenza fondamentale per le indicazioni e il supporto, soprattutto nei momenti in cui il cielo sopra la rete non poi così sereno”.
Momenti di difficoltà che nella vita, e purtroppo, possono essere sgraditi ma inevitabili ospiti. E se il campo si sa, insegna, la famiglia è una porta sempre aperta e un rifugio accogliente. “Ci sono stati momenti difficili in questo ultimo anno. E tra tutte le cose che mi porto in quello nuovo ci sono anche le parole della mia mamma, Salimata, che suonano così: Io sono forte il tuo papà è forte e tu non puoi non essere forte.” Una frase per nulla banale, anche perché detta da una donna che insieme al marito ha affrontato e superato grandi difficoltà e dolori. Dalla partenza dal paese natale, la Costa d’Avorio alle complessità di una vita lontana dalle proprie radici e cultura. “Quando penso a loro, alla vita e i tanti ostacoli che hanno superato beh, mi è chiaro come non potesse che nascere una ragazza di carattere!”
Con un temperamento a tinte forti, come il vestito tradizionale che la nonna Miriam Fatime dalla quale ha preso il nome, le ha regalato. “Una tunica coloratissima e decorata come si usano in Costa d’Avorio. Un abito ricavato confezionato con le stoffe tipiche, come quelle che la mamma custodisce gelosamente in un armadio della casa dove sono nata: un armadio che da bambina non vedevo l’ora di aprire, per vedere tutti quei colori. Li ho sempre trovati energizzanti, come i sapori di quella terra lontana. Quando torno a casa, infatti, ad aspettarmi a tavola ci sono i piatti ivoriani e, spesso, il mio preferito, a base di basmati e carne accompagnati da una ratatouille e una salsa. E anche se non ricordo il nome (ma la mamma, leggendo, avrà già capito!) ho già l’acquolina, al solo pensiero”.
E a proposito di energia “la fonte dove ricaricarmi è lo sport, in generale. Quando non gioco seguo molte le altre discipline, dal nuoto al basket e l’atletica, fino al calcio: tra le cose che ho messo nella lista da fare c’è pure quella di assistere a una partita dell’Atalanta. Ma questo solo a campionato terminato, quando potrò andare in curva senza timori, perché si sa che quando gli ultrà esultano può succedere di tutto e io non possono non partecipare: non sono certo una da tribuna!”. Così mentre la stagione del volley entra nella sua fase finale, nell’aria comincia a diffondersi l’eco di un qualche coro da stadio, a cui Miriam accosta la musica di Vasco Rossi. “La vera passione del mio papà Abdoulaye (anche se per tutti è Sylla). Una passione che oggi, da quando ho imparato ad ascoltare con attenzione i testi, condivido con lui e con il mio fidanzato, un altro grande fan di Vasco. Insieme ascoltiamo spesso Come nelle favole.
Non solo rock nostrano, però, per Miriam che ascolta con piacere le canzoni di Fiorella Mannoia “e, tra queste, Combattente. Come ho già detto l’ultimo non è stato un anno facile e in questa canzone, mi ci sono ritrovata. Quelle parole avrei voluto scriverle io”. E se la scrittura musicale non è nelle corde della schiacciatrice, di certo non le mancano pensieri e fantasie da postare sui social. “L’hastag giusto per i prossimi mesi? Direi #ancoratantesorprese. Perché dopo la pioggia non può che esserci il sole, per compensazione. E non so se a breve o lungo termine ma voglio pensare che il bel tempo arriverà.” La strada, sulla carta, è già tracciata. Ci basti pensare che l’ultimo libro letto è Lasciami contare le stelle di Elvia Grazi, il cui sottotitolo recita: la vita non aspetta. E allora che #ancoratantesorprese siano!