
[di Emanuela Macrì – articolo e foto] Di motivi per visitare, o per non farlo, una mostra d’arte ce ne saranno più o meno a decine. Ma per non perdere quella che sto per descrivervi, beh, ve ne bastino tre: Jago, Banksy, TVboy. Anzi quattro: Palazzo Albergati, l’edificio cinquecentesco che a Bologna tra le sue stanze di specchi antichi e affreschi ospita Jago, Banksy e TVboy. E altre storie controcorrente. Organizzata da Piuma e Arthemisia in collaborazione con Pop House Gallery, con il patrocinio del Comune di Bologna, è curata da Piernicola Maria Di Iorio e prorogata (evviva!) fino al 28 maggio. Che, soprattutto, si rivela imperdibile, per almeno tre motivi, anzi quattro.
UNO – LA CONFERMA che i tre artisti più contemporanei sono proprio loro. Jago con i suoi marmi a dar forma ad analisi sul rapporto tra corpo e anima – gli occhi di Papa Ratzinger di Habemus Hominem che ti non ti si tolgono di dosso – tra corpo e tempo – qualcuno ha trovato la frase incisa sulla pelle di Venere e nascosta, abilmente, in qualche ruga? Banksy e le sue opere che compaiono d’improvviso ma mai fuori contesto. Come un fiocco rosa su un elicottero da guerra in Happy Choppers o quella bambina Girl with Balloon con il palloncino a forma di cuore che l’abbiamo vista in migliaia di riproduzioni e vorremmo vederla ancora in altre migliaia. Ci sono pure i suoi topolini, ad accoglierti già nel locale guardaroba. E poi, ancora, c’è TVboy con i suoi (super)eroi quotidiani: da Gino Strada a Chef Guevara passando per quel barchino (come li chiamano oggi…) Venite Avanti carico di artisti e nessuno a casa: quanto ne riuscite a riconoscere? Opere e spunti, colorati, spudorati, necessari.
DUE – LA SCOPERTA degli altri nomi che una volta usciti da queste sale non saremo più autorizzati a non conoscere, se mai fosse stato. Parlo di Mr. Brainwash e della sua Mona Linesa, o dell’artista romana Laika con quel suo burka abbinato a dei tacchi rossi che ti arriva allo stomaco (soprattutto quando scopri che l’originale era un murale romano poi cancellato…). E ancora Obey e il suo Barack Obama, e Ravo e Pau. Prendete nota dei loro nomi e andate a cercarli.
TRE – L’ALLESTIMENTO ipercolorato e sgargiante, pareti giallo limone che esaltano un Cenacolo vinciano rivisitato da TVboy che lo ambienta in un famoso fast food, e camere con messaggi su specchi e specchi a far da pareti, il buio a dominare 33 cuori di ceramica firmati Jago e accompagnati da un battito cardiaco. Un risultato che risulta sfacciato nei confronti dei delicati soffitti affrescati per ottenere un contrasto, un’opposizione che non genera violenza ma, solo, esaltazione della bellezza. E ci piace, tanto. Opere che parlano con la loro potenza, a Palazzo Albergati esaltata da una studiatissima illuminazione e la musica (e che musica! Massive Attack – e sarà mica un caso – su tutti) ad accompagnare la vista. What else?
QUATTRO – LA GENTILEZZA dello staff che vi accoglierà: se non è arte contemporanea questa, cosa si può definire tale?