[di Emanuela Macrì – foto web] 85 minuti di pellicola per distruggere lo stereotipo del maschio quale figura più forte, dominante, imbattibile. Wild Waters di David Arnaud, presentato al 71mo Trento Film Festival nella sezione Alp&Ism è anche, questo. La narrazione, in soggettiva, della vita di Nouria Newman, dall’Olimpo dei kajaker scesa sulla terra volando, letteralmente, una cascata di 30 metri o più. Paura e paure. Dolori e solitudine. Tutta l’umanità di una ragazza che con il caschetto e la GoPro, la pagaia e le mani non proprio da pianista, fa sognare ma, al tempo stesso, divide. Perché lo fai?
Ma cosa fa, Nouria? Cosa ha fatto, nella sua vita? Da quando all’età di 4 anni vede il primo kajak e se ne innamora. Tanto che il padre si vedrà costretto a comprargliene uno. Ma prima il corso di nuoto e poi, i titoli. Le discese e gli slalom. Ma è davvero questo che vuole fare nella vita la giovane kajaker? È questo ciò che la rende felice?
La risposta arriverà in Cile, nel 2012, dove partecipa al Whitewater, l’evento in cui conoscerà un altro modo di guardare al kajak ma, soprattutto lei, Louis Jull, l’amica della vita che perderà qualche anno più tardi, portata via da un incidente in acqua. Per portare altri interrogativi nella vita di Nouria – è davvero questo approccio alla vita e al kajak, quello che voglio? – e un dolore che rimane. Sulla pelle.
Ci saranno anche le competizioni internazionali e i titoli, le amicizie e le spedizioni ma no, non è questo che l’atleta francese sta cercando. Non sono le medaglie, non le porte da attraversare, non i fiumi incanalati tra il cemento. Non la pressione della società che la vorrebbe trentenne con una casa di proprietà e uno stipendio.
Quello che cerca Nouria, oggi atleta Red Bull, lo troverà tra il respiro spezzato, la schiuma dell’acqua e il vuoto. Nelle cascate come quella dell’Ecuador, quella della prima sequenza da cui il film parte per poi tornare lì. In Ecuador, sul bordo della cascata che nessuno ha avuto l’ardire, ancora, di violare. 30 metri, anzi di più, di caduta libera. 2 secondi e mezzo in volo, per uno studio millimetrico durato settimane.
E poi giù tra acqua, bolle e urla di gioia. Con un solo comandamento. Non dimenticare mai la cosa più importante, il divertimento. Quella frase che Louis le aveva scritto su un biglietto e nascosto nello zaino prima di salutarsi. Prima di quello che, senza immaginarlo – sarebbe stato l’ultimo saluto ma che ora è lì, sulla pelle di Nouria. Un tatuaggio per portare con sé l’amica di sempre. Sempre.