
[A cura di Alessia Giordano – Locandina web ] Ancora tra le top 10 su Netflix e RayPlay e con oltre 124K di followers sulla piattaforma di Tik Tok, Mare Fuori raggiunge le vette più alte delle serie televisive più viste.
La nuova stagione, in particolare, riporta numeri da record italiani che stravolgono il mondo della televisione.
Straordinario è il successo che questa fiction raggiunge e il modo incredibile attraverso il quale entra nel cuore di milioni di telespettatori.
La terza stagione, anch’essa girata alla base navale della Marina Militare di Napoli, presenta glow-up da “first reaction shock!”: il cast, peraltro giovanissimo, conquista l’anima di tutti ed è subito “Uee, Di Salvo, non mi riconosci? sono Rosa Ricci, la sorella di Ciro… ce vrimm Piecuro”.
Profili inondati di Tik Tok e di persone che “si muovono”: come direbbe il nostro Carmine, una sola Tarantella.
Ma entriamo nel vivo delle puntate: abbiamo lasciato il protagonista (interpretato da Massimiliano Caiazzo) di fronte ad una difficile scelta: uccidere o perdonare l’assassino di Nina, la moglie. Ed è proprio preferendo questa seconda opzione, che l’artista accompagna il suo personaggio verso un miglioramento che conduce al vero riconoscimento di sé stesso, seppur in una circostanza tortuosa come quella del carcere minorile.
Tutti innamorati pazzi dei ragazzi dell’IPM, ma oltre all’ineguagliabile bellezza del cast, cosa ci lascia Mare Fuori 3? Innanzitutto, a voglj ‘e sapè che spaccimm succer ind a quarta stagione e poi tanta Speranza; non solo di redenzione, ma di un futuro migliore che può arrivare anche per le persone meno fortunate, entrate nel circolo vizioso che è quello della malavita.
La realtà detentrice del riformatorio grava ora ancor di più sui personaggi della serie che si trovano come incastrati in una situazione che inizia a stargli stretta.
Ma sono le azioni che determinano chi siamo, la voglia di cambiare vita è quanto basta per riuscirci, lo dimostra Nicolò Galasso che da Pirucchio si trasforma, semplicemente, in Gaetano, il figlio che i genitori avevano tanto desiderato riavere indietro. L’enorme forza di questo personaggio sta proprio qui: nel prendere in mano le redini della propria vita essendo se stesso, fino alla fine.
D’impatto è la morte di Viola (Serena de Ferrari), che ci lascia a bocca aperta. Seppur la ragazza interpreti un personaggio perverso, quasi sadico, lascia trasparire, con stupefacente abilità, quella che è la malattia psichica dell’essere umano. Scioccante, se non altro, per il fatto che chiunque dovrebbe meritare una seconda occasione per farsi valere e per tirare fuori quello che di buono ha dentro.
Voci dicono che Ciro Ricci è vivo. Per diverse ragioni si potrebbe pensare che sia così: la direttrice (Carolina Crescentini) che conferma solo la morte di due detenuti (Gaetano e Viola) e per quella foto scattata sulla scalinata della scena finale della dodicesima puntata che, quasi sicuramente, è un falso per portare avanti argomentazioni sul possibile seguito della serie.
Ci viene dato, infine, un intenso assaggio dell’unione tra i due innamorati Carmine Di Salvo e Rosa Ricci (Maria Esposito) che con il loro bene reciproco si danno forza per abbattere quei legami malsani nati negli anni con le loro famiglie: un affetto autentico che potrebbe porre fine alla faida tra i genitori.
Acquistato grande rilievo anche dalla recitazione di lei che nel corso della serie subisce un’enorme trasformazione caratteriale. Dapprima decisa ad uccidere ‘o Piecuro, falso responsabile della morte del fratello Ciro e ora, con un incredibile colpo di scena (ma diciamocelo, lo speravamo tutti), follemente innamorata della stessa persona.
Impossibile credere che sarebbe stato proprio Carmine a farle trovare la forza di sradicarsi da quei valori nocivi che lui stesso aveva sempre rifiutato, una volta per tutte.
Spesso ci si chiude per mostrarsi forti perché si teme che qualcuno possa ferire i nostri sentimenti ma si scopre solo alla fine quanto sia importante incontrare una persona che riesca a vedere la luce che abbiamo dentro.
Pensare che alla fine è l’amore che muove il mondo, che arrevot t cos e, come ci ricordano le parole di Pino Daniele, “si chest nun è ammore, nuje che campamme a fa”.