Alberto Salomoni – Partendo come tutti gli allenatori: molta gavetta, e cioe' con settori giovanili fino ad arrivare in Italia in B2 (come secondo allenatore) a Porcia (PN) e a Cordenons (PN), prima di trasferirmi in Germania, dove ho avuto la fortuna di fare il salto di qualita'.
VV – Ci parli della sua esperienza nella nazionale tedesca maschile.
AS – La mia esperienza con la Nazionale Juniores maschile tedesca si riferisce al 2002-2003. Al Trofeo delle Regioni ( la Bundespokal) nell' Ottobre 2002, dove ero presente come allenatore della rappresentativa regionale della Renania-Palatinato ( sud-ovest della Germania, con capoluogo Magonza), conobbi l' allora allenatore della Juniores Maschile, Michael Warm ( che adesso allena l' SCC di Berlino, che ha giocato spesso contro squadre italiane in Champions League). Mi chiese se volevo fargli da assistente allenatore e da Scout ai Mondiali Juniores in Iran. Naturalmente accettai e da li e' partito tutto.
VV – Ha allenato in Germania nel club: come si è trovato?
AS – Dal punto di vista umano ho imparato moltissimo dai tedeschi: gente che si sacrifica senza problemi e solo per la passione per lo sport. Avevo giocatrici che si allenavano 6 ore al giorno e guadagnavano 400-500€ al mese. E sempre con il sorriso sulle labbra ma con una determinazione da paura. Dal punto di vista organizzativo un po' meno, ma questo era dovuto alla mancanza di soldi.
VV – Riesci a paragonare le emozioni della nazionale e quelle del Club?
AS – No e' diverso.
Ogni volta che sentvo l' inno tedesco, mi veniva la pelle d' oca, un orgoglio infinito di far parte di na nazionale importante a livello europeo come la Germania, e da straniero. Inoltre le Olimpiadi di Atene 2004, indimenticabili, soprattutto quando battemmo Cuba (poi medaglia di Bronzo) per 3-2, dopo essere stati sotto 0-2, nella gara di apertura. Ma soprattutto l' aver conosciuto allenatori come Ze' Roberto, Toshi Yoshida, Nikolai Karpol e molti altri. Senza dimenticare Hee Wan Lee, che mi ha voluto con lui nella Nazionale tedesca.
Nel Club le emozioni piu' grandi sono state allenare e vedere crescere giocatrici come Maren Brinker e Saskia Hippe, senza dimenticare Kathy Radzuweit, protagoniste adesso nella Nazionale di Guidetti.
AS – Non ho scelto io Chieri, e' Chieri che ha scelto me. E per questo ringrazio molto
la societa' per la fiducia accordatami.
VV – Che tipo di gioco vuol impostare con la squadra?
AS – Bella domanda.
Fammi conoscere prima la squadra, i suoi pregi e i suoi difetti, e dopo te lo diro' . đŸ˜‰
VV – Secondo lei quali le caratteristiche per essere un bravo allenatore?
AS – Conoscenza (tecnica e tattica), applicazione, pazienza e saper ascoltare.
VV – Quale la cosa più importante per allanare bene?
AS – Idee chiare e semplici.
Saper trasmettere le tue idee facendole accettare senza imporle.
Inoltre non trascurare mai l' allenamento della Tecnica, anche con giocatrici di serie A.
In questo devo ringraziare molto Hee Wan Lee e Giovanni Guidetti, due allenatori dalla filosofia diversa, ma con un principio unico: senza tecnica individuale, niente tattica individuale. Senza tattica individuale, non c' e' tattica di squadra!
Anche in una Nazionale o in una Serie A.
VV – E' un coach abituato a parlare tanto con i suoi giocatori?
AS – In Palestra si lavora, non si discute, a meno che non sia chiara qualche cosa. Fuori dal campo mi interesso molto delle mie giocatrici, per me l' armonia in seno alla squadra e' importante.
VV – Preferisce la pallavolo moderna o quella del cambio palla?
AS – Avendo vissuto tutte e due, sicuramente la pallavolo moderna e' quella che mi piace di piu' .
E' sempre tutto sul filo del rasoio, bastano due palloni sbagliati e perdi un set: e che sono due palloni bagliati in un set? Prima non succedeva, era difficile che perdevi un set per due palloni.
VV – C'è qualcosa che vorrebbe importare dal volley maschile per il femminile?
AS – Se non ricordo male, abbiamo importato molto del volley maschile nel femminile negli ultimi anni.
A Pechino per esempio il Brasile di Ze' Roberto faceva muro a tre appena poteva, cosa diventata normale nel maschile. Inoltre l' attacco di primo tempo era devastante, base imprtante per l' evoluzione dell' attacco con i posti quattro.
Ma anche l' Italia di Barbolini e la Cina facevano al stessa cosa. Comunque rimangono alcune cose poco proponibili in generale, come l' attacco da seconda linea da posto 1, molto differenti per efficenza.
VV – La pazienza è una caratteristica che sembra diventata importante nel volley: è d'accordo?
AS – Assolutamente.
Ha ragione Massimo Barbolini quando dice che la tecnica non si impara in un allenamento o in n set. Soprattutto perche' adesso e ancor di piu' fanno la differenza i dettagli, tecnici e non.
VV – Quale era il suo sogno nel cassetto da piccolo?Si è realizzato?
AS – Partecipare alle Olimpiadi da atleta. Non c' e' l' ho fatta da atleta, ma da allenatore.
VV – Lei ha partecipato alle Olimpiadi di Atene: cosa ricorda?
AS – Praticamente quasi tutto.
Pensa che quando siamo stati a Magonza per l' abbigliamento per Atene ero felice com un bambino al quale si regala un giocattolo gradito. La foto con Franziska van Almsik la tengo gelosamento custodita.
Le risate con lo Staff dell' Italia (Abbondanza, Micelli, Mencarelli e lo stesso Bonitta) sono ancora impresse nella mia mente, ma soprattutto un episodio non lo dimentichero' mai: stavo andano al palazzetto dal villaggio olimpico per studiare la Russia di Karpol. Nell' autobus sali' e si sedette vicino a me Ian Thorpe, il nuotatore australiano pluridecorato. Si comporto' come un ragazzo normalissimo e ci siamo dati appuntamento per bere qualcosa dopo nel villaggio olimpico, come se fossimo stati vecchi amici.
Mi regalo' le sue scarpe, un paio di Nike giallo-verde con la scritta Australia. E chi le dimentica queste cose?
VV – Cosa le piace del volley femminile?
AS – Se giocata bene, la pallavolo femminile e' bellissima.
Non avra' forse l' eleganza nel gesto tecnico dell' attacco del maschile, per esempio, ma ti impegna molto di piu' nella gestione dell' allenamento e nel trovare soluzioni.
VV – Chieri ha un pubblico molto caldo, sente già di avere un pò di pressione nel fare bene?
AS – I tifosi che ho conosciuto mi hanno accolto con molto calore e simpatia, quindi non sento nessuna pressione per il momento. Penso che se comunque ci supporteranno con l' affetto di sempre e questo e' molto importante.
E' chiaro che dobbiamo anche far vedere impegno e serieta' nel lavoro. ..e una salvezza senza soffrire troppo…
VV – Mr cosa si aspetta a livello personale e di squadra per il prossimo anno?
AS – Spero di dare alla squadra e all' ambiente quella serenita' e armonia di cui si ha bisogno.
Inoltre una squadra che lotta fino all' ultima palla, senza paura di fallire…
Poche settimane e riparte il campionato italiano, ancora uno dei più interessanti ed emozionanti. Nuova stagione, nuove interviste per Vivovolley. Oggi incontriamo colui che ha un onere importante, ovvero ridare serenità a Chieri e perchè no, una squadra competitiva che possa mettere in difficoltà chiunque la incontri.
Stiamo parlando del nuovo ct della Famila, Alberto Salomoni. Una lunga esperienza in Germania, nel maschile: dalle giovanili alla juniores, fino ad arrivare come terzo allenatore alle Olimpiadi di Atene con la prima squadra. Ha allenato nella Bundesliga e ora si rimette in gioco come coach nel volley femminile italiano.
Mr Salomoni ha le idee ben chiare, vuole una squadra che lotti, che "non abbia paura di fallire". Un allenatore coraggioso, che vuole osare, ma anche umile e a cui sta a cuore "l' armonia in seno lla squadra".
Conosciamolo meglio…Seguiteci..
Foto: Famila Chieri