[di Emanuela Macrì – foto fonte web] 30 anni senza Ayrton Senna. 30 anni di Ayrton Senna. Perché tutto quel tempo dopo quel terribile Primo Maggio del 1994 a Imola è stato un tempo pieno di lui. Quello che si portava via un campione senza uguali per restituirci una figura eterna ed eterea, un’icona senza pari. Un amore intatto, quello per Ayrton, un’ammirazione unanime che va oltre qualsivoglia spirito di squadra o appartenenza. 30 anni dopo il motore è ancora acceso. E pieno.
Un fenomeno di quelli che non ti spieghi se non hai conosciuto l’uomo, il pilota di Formula Uno, l’essere tanto umano quanto sovraumano. Lo sportivo rigoroso, il cuore caritatevole, la persona che ha dato allo sport molto, infinitamente di più dei titoli vinti. Perché a raccontare chi è stato Senna ci sono i gesti di Ayrton. Uno su tutti?
28 agosto 1992 sulla pista di Spa, Belgio. Giornata di prove libere. Il francese Erik Comas perde il controllo della sua Ligier, l’impatto contro le barriere è tale da far perdere conoscenza al pilota che, però, ma rimane con il piede puntato sull’acceleratore e il pericolo di esplosione del motore. Ayrton capisce subito la gravità, ferma la sua McLaren e corre verso Comas ancora privo di sensi. È l’unico tra i piloti che non interrompono la loro sessione.
Arriva prima dei soccorsi, spegne il motore e attiva le manovre per impedire al pilota svenuto di soffocare. Mettendo a rischio anche la sua, di vita. Ma senza alcun cenno di esitazione. Perché questo era Senna. L’anima generosa che volava sul bagnato. Lo sguardo velato di malinconia del rivale alieno. L’umano troppo umano che mai nessun film e nessun testo riuscirà a raccontare fino in fondo. Troppo grande per stare in meno di 2000 battute o in un’inquadratura.
Ma c’è chi ci ha provato. Loro sono Vicente Amorim, Julia Rezende e la miniserie che hanno diretto è da oggi, 29 novembre 2024, su Netfilx. Impresa enorme, ma il coraggio va premiato. Buona visione!