Il 69° Campionato di Pallavolo Maschile di serie A1 è alla sua terza giornata e ancora è tanta la curiosità di vedere quanto e come sono cambiati gli equilibri nelle squadre che hanno dovuto dire addio ai propri campioni, ultimo in ordine di tempo è Nikola Grbic che lascia Cuneo e l’Italia per trasferirsi in Russia, la Trentino Diatec che ha mandato in prestito i suoi gioielli più preziosi (Juantorena, Raphael e Kaziyski) e l’allenatore in Turchia all’Ankara, Macerata che ha visto la partenza di Travica per la Russia e di Savani per la Cina e così molte altre.
Forse questa sarà l’occasione per vedere più giovani e soprattutto più italiani nel nostro campionato. A tal proposito tra questi conosciamo meglio Gabriele Maruotti, classe 1988 di Fregene (Roma), che si è trasferito dalla Copra Elior Piacenza alla Bre Lannutti Cuneo. Questa sarà per lui una stagione molto importante dove ritrova il suo vecchio allenatore della Sisley Treviso, Roberto Piazza, e dove potrà mettere in mostra tutte le sue potenzialità.
Intervista di Ilaria Chippari – Foto Marco Marengo
Hai cominciato a giocare a pallavolo all’età di 6 anni… I bambini, soprattutto maschi, a quell’età tirano calci al pallone… Come è nata questa passione?
“Io sono di Fregene, un paese piuttosto piccolo sul mare, a 6 anni i miei genitori hanno deciso che era arrivato il momento di farmi cominciare un’attività sportiva ma allo stesso tempo mi hanno trasmesso una repulsione nei confronti del calcio… Di conseguenza l’unica alternativa in paese era proprio la pallavolo! Quindi mi sono ritrovato in palestra con altri bambini ed è così che è nata la mia passione per questo sport!
Ho giocato per molti anni nella squadra del paese, dove andavo in palestra in bicicletta, ho cominciato dal minivolley poi l’under 13… Insomma tutto l’iter di quando si è bambini! Fino a che a 15 anni, durante una selezione provinciale, mi contattò la squadra di Velletri, che non è tanto comoda da casa mia perché dista 75 km, ma era la prima occasione di assaggiare un certo tipo di pallavolo… con loro giocai l’under 15, quell’anno vincemmo lo scudetto giovanile e fui notato dagli osservatori della Sisley Treviso che mi proposero di trasferirmi là!
Quindi a 15 anni hai fatto le valige e da Fregene sei partito per questa nuova avventura a Treviso… I tuoi genitori, come l’hanno presa? Si sono pentiti di averti portato in palestra a 6 anni?!
“Se Treviso ti chiama non puoi dire di no…! Io però dovetti aspettare un anno prima di fare la valige perché in accordo con i miei genitori decisero di farmi giocare anche l’under 16 a Velletri… La cosa curiosa è che anche quell’anno facemmo la finale per lo scudetto giovanile proprio contro la Sisley, contro quella che sarebbe diventata la mia squadra!
I miei genitori mi hanno spinto ad andare… Sono stati e sono tutt’ora la mia forza, non smetterò mai di ringraziarli abbastanza… Non dev’essere stato facile per mia mamma lasciarmi partire… a 16 anni a 600 km di distanza! Ogni due settimane trovavano il modo per venirmi a trovare… Sono stati presenti in ogni tappa della mia carriera! E lo sono ancora, anche se si devono dividere tra me e mia sorella Ilaria che da quest’anno gioca a Modena! Sono fantastici… Non so come fanno, non so quanti altri lo farebbero… Posso solo dirgli GRAZIE con tutto il cuore!!”
Alla Sisley Treviso comincia la tua carriera da professionista, arriva anche la prima convocazione con la maglia azzurra, poi nel 2011 ti trasferisci alla MRoma Volley… E’ stata anche una scelta di cuore per avvicinarti a casa?
“In realtà no… Ho scelto di spostarmi a Roma perché il progetto era molto importante e ambizioso, l’allenatore era Andrea Giani, c’erano tutte le premesse per far bene… Fino a quando il Presidente Mezzaroma ci ha messo tutto l’impegno necessario, la società era molto solida! Poi purtroppo è andato tutto sgretolandosi, ci sono stati diversi problemi: prima il fallimento poi la questione trasferimenti… Insomma non è stata un’annata brillante, non una di quelle che ricorderò con maggior gioia!
C’è gente che aspetta ancora il 50% di ciò che era stato pattuito!”
Chiusa questa brutta esperienza ti sei trasferito a Piacenza… Una società solida con uno staff tecnico molto preparato e dei compagni di squadra di primissimo livello… Come è andata?
“Ho ritrovato due grandissimi atleti come Samuele Papi e Alessandro Fei con i quali avevo già avuto il piacere di giocare a Treviso… Passare il tempo con loro in palestra ti arricchisce e ti fa veramente capire perché sono dei fuoriclasse! Vederli lavorare costantemente e duramente tutti i giorni in palestra è ancora più incredibile che vederli giocare solo la domenica… Loro danno il massimo in tutti gli allenamenti della settimana, ci mettono la stessa concentrazione e lo stesso impegno tutti i giorni… Dettano il ritmo in palestra! Sono particolarmente legato a loro due… Mi mancheranno!”
Hai avuto la possibilità di allenarti con diversi tecnici, ognuno con il suo modo di lavorare (Andrea Giani, Luca Monti, Roberto Piazza…) sei particolarmente legato a uno di questi? A chi ti senti di dire “Grazie”?
“Di sicuro se partiamo da molto lontano devo ringraziare Angelo Lorenzetti, grazie a lui ho esordito in serie A1 perché quando giocavo in B1 a Treviso nel 2007 mi chiese di andare a Verona a finire la stagione lì, aveva bisogno di un italiano che avesse delle determinate caratteristiche perché si era infortunato Lorenzo Bernardi!
Ma l’allenatore a cui sono molto legato è Roberto Piazza, che quest’anno ritrovo a Cuneo dopo che mi ha già allenato 2 stagioni a Treviso. Penso che lui sia veramente uno dei pochi allenatori di serie A che riesce a fare la differenza, che riesce a creare una squadra nell’insieme, che da un’identità di squadra… Non è una cosa da poco!” Lui probabilmente è quello a cui io devo più di tutti ed è anche per lui che ho deciso di trasferirmi a Cuneo!
Domanda scomoda… Quanto ci sei rimasto male a restare fuori dalla spedizione azzurra?
“Forse hai ragione… E’ un po’ scomoda come domanda! Ma forse ci rimani più male quando vieni escluso proprio all’ultimo giorno, come successe per il mondiale 2010 in Italia… Quella è stata una pugnalata al cuore! E’ vero che durante l’estate ho avuto la possibilità di allenarmi, di girare il mondo e di fare tantissime esperienze… Ma quella delusione è ancora cocente!
Diverso è quando te lo comunicano già ad inizio estate in cui tu non hai già impiegato il 100% delle tue energie… La maglia azzurra è importante, è una maglia speciale!A chi non farebbe piacere indossarla!”
La prima volta che ti è arrivata la convocazione era il 2008, giocavi a Padova… Te l’aspettavi o è stata una sorpresa?
“Avevo 20 anni… E’ stata una cosa inaspettata! Quell’anno giocavo a Padova e a fine anno siamo retrocessi… Quindi non me lo aspettavo minimamente! Ricordo tante fortissime emozioni … Una vera figata!!”
Sei riuscito a coltivare un’amicizia vera con qualcuno dei tuoi colleghi nelle varie esperienze in giro per l’Italia?
“Non è facile avere delle buone amicizie in questo mondo, ogni anno riesci a conoscere diverse persone e qualcuno con il quale legare di più lo trovi… Poi chiaramente portarla avanti nel tempo, quando non ti vedi più quotidianamente è molto complicato. Quest’anno ritrovo come compagno di squadra Giorgio De Togni con cui giocavo a Padova e a Treviso… Ecco con lui c’è una bella amicizia! L’anno scorso avevo stretto un bel rapporto anche con Luca Vettori. Di gente ne conosciamo e ne incontriamo veramente tanta, poi è sempre difficile sentirci fuori dalla palestra… E’ bello ritrovarli la domenica sul campo come avversari!”
E fuori dalla palestra sei riuscito a crearti il tuo giro di amicizie… Sei rimasto in contatto con i tuoi amici d’infanzia?
“Quelli di quando ero piccolo li ho un po’ persi di vista… Ho passato quasi tutta l’estate a Roma, ho avuto modo di rincontrare tanti amici del mio passato e ho potuto vivere con loro la quotidianità! Quelli a cui sono più legato mi vengono a trovare, spesso vengono a vedere qualche partita… Si fanno un sacco di kilometri per me… Sono dei grandi!
C’è un’atleta che prendi come esempio nella tua carriera… Hai un mito?
“Sotto questo punto di vista sono molto fortunato perché ci ho giocato insieme per tanti anni… E’ il simbolo della pallavolo moderna… E’ Samuele Papi, è un modello per tanti atleti! Se hai la fortuna di giocarci insieme capisci tante cose… Samuele non è uno che parla tanto in allenamento, che fa da chioccia con i più giovani… Lui parla con la tecnica!”
Come vedi questo campionato? Le squadre sono cambiate tanto… Molte di loro hanno perso tasselli importantissimi… Cosa ti aspetti da questa stagione?
“E’ vero sono molte le squadre che hanno avuto diversi cambiamenti, ma credo che questo porterà ad un campionato più equilibrato. Macerata e Piacenza rimangono due formazioni molto forti rispetto alle altre… Credo che sarà un campionato molto divertente! Nulla è scontato… Ci saranno tante emozioni!
Io spero di viverlo da protagonista… E spero che Cuneo lotterà per qualcosa di importante! Non puoi immaginare quanto mi manca giocare con continuità, ho tanta voglia di riassaporare quelle emozioni che solo il campo ti sa dare!!”
Se non avessi giocato a pallavolo che cosa avresti fatto?
“Bella domanda… Ci ho pensato qualche volta, è impossibile rispondere… Come è impossibile rispondere alla domanda cosa farai nel tuo futuro… Bho!
Spero di pensare al mio futuro fra 10 anni, quando smetterò di giocare a pallavolo, adesso non riesco neanche ad immaginarlo! Per quanto riguarda cosa avrei fatto se… Forse avrei seguito le orme di mio padre, quindi il dentista!”
Oltre alla pallavolo c’è uno sport che segui o che ti piace praticare quando non sei impegnato negli allenamenti?
“Sì… Quest’estate ho giocato tanto a tennis, mi piace tantissimo! Non so se sia per il fatto che è uno sport molto diverso dalla pallavolo, in cui devi fare affidamento solo su te stesso, non puoi chiedere aiuto a nessuno… E poi è molto semplice da organizzare: bastano solo 2 persone! Mi piace anche guardarlo… Un paio di anni fa’ sono stato al Foro Italico a Roma a vedere gli Internazionali… E’ stato bellissimo, uno spettacolo incredibile… Tutto molto diverso dall’atmosfera che si respira all’interno di un palazzetto! Mi piace anche l’ambiente che lo circonda, sembra una festa; per certi versi assomiglia un po’ all’aria che si respira durante le tappe di beach volley… Tante partite nello stesso giorno, uno può scegliere quali sfide guardare ci si ritrova nello stesso posto a mangiare… Bello!