[di Emanuela Macrì – foto Riccardo Giuliani] “Il viaggio è terminato nel punto esatto in cui è iniziato”. Riassume così la stagione appena conclusa Luca Secchi, allenatore della Fenera Chieri, squadra che dopo la prima stagione in serie A2 sotto la sua guida, è già alle prese con pacchi e scatoloni. C’è un trasloco da affrontare, infatti, e tutto da organizzare, perché la massima serie della Lega Pallavolo Femminile è lì, ad aspettare il loro arrivo.
Un’impresa, quella della promozione, che non era negli obiettivi stagionali e che, forse proprio in virtù di questo, sembra avere un sapore speciale. “Si partiva dalla consapevolezza – racconta coach Secchi – di un gap. Quello che ci separava, per esperienza nella serie e, per certi aspetti, per livello tecnico, da alcune delle altre squadre. Si intuiva, però, un potenziale, che unito alla voglia di dare il meglio, ci ha portati fin qui.”
Anche se è costato, perché “è stata una stagione di alti e bassi, attraversata da periodi di difficoltà incredibili: basti pensare al girone di ritorno che si potrebbe definire disastroso, anche se non penso sia il termine appropriato. Perché nonostante i tanti infortuni e solo la metà delle gare disputate con risultato positivo, è stato proprio quel girone, con tutti i suoi momenti critici, a darci la carica per far quello che poi abbiamo fatto. A darci la possibilità di rinascere.”
Per arrivare alla fase dei play-off e costruire il successo, trovare la chiave per superare il turno e aggiudicarsi il titolo, nelle partite fuori casa, sovvertendo così il fattore campo. Tanto nelle semifinali, con le due vittorie, entrambe conquistate al tie break, al Pala Ubi Banca di Cuneo, quanto nella serie della finale, con quella gara3 al PalaSport Flaminio di Rimini e quel 3-1 sulle padrone della Battistelli S.G. Marignano che dopo il fischio finale dell’arbitro, faceva rima con “promozione”.
“Un successo costruito, anche, sul paradosso – sorride Luca – degli infortuni. Ma per capire meglio questo passaggio dobbiamo guardare al campionato che, come noto, aveva un calendario serrato. Un solo dato: alla fine della stagione avevamo all’attivo ben 43 gare disputate in soli otto mesi. Per far fronte agli infortuni abbiamo dovuto, necessariamente, decidere di diminuire il numero e l’intensità degli allenamenti. Un periodo in cui, contrariamente a quanto potessimo credere, abbiamo potuto ricaricare le batterie fisiche e mentali: trovarsi nell’impossibilità di lottare per le alte posizioni della classifica, infatti, ci ha fatto risparmiare le energie e portato a rivolgere tutte le attenzioni alla fase dei play-off, dove siamo arrivati rigenerati. Credo che le tre serie affrontate con la chiusura di ognuna a gara3, siano una testimonianza di tutto questo.”
E di quel gap colmato “l’obiettivo che mi ero fissato. Perché raggiungerlo significava trovare la motivazione, lavorare sull’autostima, credere nelle proprie potenzialità e darsi una possibilità.” Grazie anche all’ambiente circostante e “alla miriade di volontari che con impegno e affetto costante, dal momento in cui siamo arrivati fino alla festa finale, hanno creato un ambiente di serenità e appoggio incondizionato, dove non ci è mai mancato nulla. Questo successo è anche loro, che ci sono stati a fianco giorno dopo giorno.”
Una promozione che per Luca Secchi ha, anche e forse soprattutto, il sapore della rivincita. Della rivalsa sulla grande delusione di non poter tentare la carriera da calciatore prima e quella da pallavolista poi. “A tredici anni ero stato selezionato per entrare nelle giovanili dell’Atalanta. Ma i miei genitori non ritenevano fosse il momento di lasciare la Sardegna, la casa e gli studi per trasferirmi a Bergamo, per una proposta arrivata troppo presto.”
Anche se qualcosa dietro l’angolo c’è. Ed è l’incontro, folgorante, con la pallavolo e il suo mondo. Arrivando ad alzare palloni fino alla serie B2. “Nel momento in cui il fattore altezza iniziava ad essere determinante e per me sarebbe presto diventato una scure abbassata, sulla mia carriera.” E una seconda delusione che questa volta non avrà la meglio. “Mi sono trovato a ragionare su una carriera che mi permettesse di rimanere in un mondo, quello del volley, che non avrei saputo lasciare. Quello che è successo in seguito è storia nota.”
E quello che succederà? “C’è una panchina nella massima serie ad aspettarmi. E un’estate che comincia, ancora una volta, da dove è terminata la stagione, e quindi dal volley. Vorrei cogliere l’occasione di questi mesi lontano dalla palestra per studiare, vedere da vicino la pallavolo di grande livello. Per farmi un’idea di lavoro, prendere spunti, cogliere sfumature. Gli eventi in programma nella stagione me lo permetteranno. E – conclude l’allenatore Fenera Chieri – la valigia è già pronta.” Per un viaggio che terminerà nel punto esatto in cui è iniziato. La serie A1 conquistata.