Frase celeberrima di Mohammed Ali che mi piace citare pensando alla vittoria della Scavolini Pesaro. Senza tornare indietro troppi anni, dal 1980 al 1991, Ravenna ha dominato il palcoscenico pallavolistico in Italia, poi dal 1992 al 1995 è arrivata Matera, per continuare dal '96 al '99 alla Foppapedretti Bergamo, Modena nel 2000 e dal 2001 inizia la girandola che vede vincere Bergamo negli anni pari e Perugia negli anni dispari. Ma qust'anno, Pesaro spezza la monotonia del campionato italiano, mette il suo nome sulla Walk of Fame del volley, conquistando meritatamente sul campo il tricolore. Grazie ad un gioco più ordinato, una correlazione muro-difesa preziosa, una regia ispirata e una prima linea incisiva.
Impossibile non esiste quando desideri qualcosa, impossibile diventa possibilità quando credi in quello che sei, in quello che fai, in quello che vuoi.
Perugia ci prova, fortemente anche, a rendere "impossibile" la vita alle colibrì, cambiando volto alla squadra con Pachale opposta ricevitrice in 2 e Francia attaccante di posto 4, ruolo in cui grandi gioie ha regalato ai tifosi perugini. Ci prova murando bene, non tanto nel computo dei punti, ma sporcando tanti palloni che possono essere rigiocati e messi a terra. Una Despar che vuole arrivare a gara 4, difendendo come mai aveva fatto nelle altre gare, mostrando qualcosa di meglio in fase offensiva, sfruttando i cali delle avversarie. Ma, quando è arrivato il momento di chiudere davvero i conti, sia nel IV set che nel Tie break, ecco che i fantasmi ritornano, la lucidità dell'alzatrice viene meno, incide molto, ma sicuramente non è Marinova che dovrà essere il capro espiatorio per la sconfitta. Ognuna si deve prendere le sue responsabilità, non è stato facile attaccare palloni non precisi, certo, ma tante sono le componenti che non hanno permesso alla Sirio di allungare la serie: ricezione non precisa quando contava, difficoltà nel leggere il gioco avversario, momenti di "braccino" da parte di alcune attaccanti o errori in prima linea dettati forse dalla troppa foga di chiudere. E infine, quel carattere che Perugia ha tirato fuori, ma che non è riuscito a farle superare i limiti evidenti sia fisici che tecnico-tattici. Ma è anche grazie alla Despar che gara 3 è stata una partita bellissima, ricca di spunti interessanti, cambiamenti di fronte, agonismo e momenti di alta pallavolo. Perugia ha nel Dna la classe dei veri campioni, con una squadra sulla carta meno forte di altre, ha vinto una Supercoppa, una Champions' League ed è arrivata in finale. Una finale che ha onorato forse non come avrebbe voluto o potuto, ma che l' ha resa ancora una volta protagonista in assoluto e la consolida nell' elite delle grandi squadre/società sportive grazie alle sue atlete, alcune delle quali hanno il coraggio e la forza ogni anno di reinventarsi e trovare nuovi stimoli per desiderare ancora di vincere.
La Scavolini non è stata da meno caratterialmente, ha colpito, ha affondato. Ma non è solo importante come si colpisce, ma anche come si reagisce ai colpi, per rimanere nell' ambito della boxe. E la Scavo ha reagito nel migliore dei modi, dopo la sconfitta amara e difficile da ingoiare subita in Coppa Italia. Ha dimostrato che non conta quante volte si esce vincenti dalla lotta, ma è importante sapere che la prossima voltà ci sarà ancora, perchè se si va al tappeto ma si ha la forza pr rialzarsi, così prima di tutto si è VINCENTI.
Una regular season dominata, una Cev Cup vinta, una finale di Coppa Italia persa, preludio però per una grande vittoria finale. Cosa era l' impossibile?? Era puntare su un gruppo di giovani, in un mix di esperienza e talento. Impossibile era puntare su un preparatore atletico alias Angelo Vercesi, che diventa allenatore per forza di cose e sa dare quello che forse neanche coach navigati hanno saputo dare: un sorriso, sempre e comunque. Un sorriso che sa di fiducia, di un camminare insieme, senza lasciarsi le mani soprattutto nei momenti duri. Impossibile era puntare su una alzatrice al secolo Francesca Ferretti, "definita forse finita", messa alla gogna e ora salita sul carro dei vincitori: ha risposto alle critiche con prestazioni maiuscole in campo, dimostrando che quando hai talento e voglia di arrivare, gli incidenti di percorso sono solo tasselli di un puzzle, che, incastrati nel posto giusto, anche se lo si capisce dopo, diventano esperienze di vita necessarie per arrivare in alto. Impossibile era una coppia di centrali forti, ma ancora seconde attrici. Ora Martina Guiggi è la prima donna, cresciuta a muro, ma soprattutto diventata giocatrice con una forte personalità, trovata e ricercata nella fascia di capitano, mentre Christiane Furst ha trovato un posto al sole in silenzio, perchè per lei parlano i fatti. Impossibile una coppia di brasiliane incompiute: una che mancava nei momenti importanti, l'altra che non riusciva a trasformarsi in un vero martello-ricettore. Che dire..Sheilla ha risposto per le rime e Mari, anche se i problemi in seconda linea non sono risolti, si è ripresa la maglia della nazionale. Impossibile era un libero dalle 1000 aspettative per quello fatto in passato. I momenti non facili per Elke ci sono stati, ma in finale ha volato in picchiata…che recuperi! Impossibile era Carolina Costagrande, perchè pochi si ricordavano del lavoro che ha sempre fatto, partendo da Forlì fino ad arrivare a Pesaro. Percentuali imperiose in seconda linea ( vi ricordate Forlì, con Costagrande e Mifkova?), tanto ma tanto lavoro sporco, invisibile che solo pochi, per fortuna, vedono; mancavano i punti, perchè per la massa dei non addetti ai lavoro, una attaccante è forte se fa tanti punti. Bene, dai (relativamente) pochi punti di spessore, si è arrivati alla qualità unità alla quantità. In questa Scavolini il gruppo è stata l' arma vincente, ma Carolina ci ha messo molto molto del suo essere leader in prima linea. Carolina….NO LIMITS!. Impossibile era la panchina corta, che faceva incrociare ogni volta le dita affinchè le titolari non si facessero male, ma che quando chiamata, chi più, chi meno, ha sempre fatto il suo, insieme a tutto il lavoro svolto dal secondo allenatore, scout, fisio, dottori….tante piccole gocce che hanno aiutato a ingrandire il mare..a poter dire ad alta voce: IMpossible is nothing!
Lucia, ilaria, Elke, Marianne, Natalia, Carla, Francesca, Christiane, Carolina, Sheilla, Martina, Julieta, Elisa, Angelo, Riccardo, Matteo, Alfredo, Corrado, Esmeralda e per tutta la società: se gli altri anni eravate spettatori, in questo giorno, 28 aprile 2008, siete protagonisti, percui "non chiedetevi per chi suona la campana…la campana suona per voi"…
E da parte mia un ennesimo grazie alla pallavolo e a chi ne fa parte, tifosi compresi, perchè ogni volta mi regalano emozioni uniche, indescrivibili, anche quando in campo non ci sono i colori del mio cuore. Come mi piace scrivere spesso..la pallavolo non perde MAI.