Tu sei stata la prima giocatrice che ho allenato nella mia carriera da “head coach” e rapportarmi a te in un ruolo nuovo e così diverso non è stato certo facile. Ma proprio tu, con la tua voglia e la tua disponibilità , hai fatto crescere la mia consapevolezza e la mia passione nell’ allenare.
Con te così diversa tecnicamente da me (una su tutte: il mio forte erano le palle staccate, tu sei la migliore al mondo con la palla sulla rete) ho capito che ero in grado di valutare e cominciare ad allenare quando ho iniziato a sentire la tua fiducia e vedere sul campo il nostro lavoro quotidiano.
Quindi Leo, grazie per tutto quello che stai regalando a noi innamorati di questo sport – che rabbia che provo ogni volta che non ti premiano come migliore (lo sai!!) – e per avermi aperto la strada a questo bellissimo mestiere che è allenare.”
Manu Benelli #14
Leo Lo Bianco – Prima di tutto volevo dire che sono alla fine quasi 20 anni di alzate, anzi direi 22 Per me essere alzatrice credo sia una conquista perché ho dovuto lavorare moltissimo su me stessa, perché non era un ruolo che mi piaceva inizialmente. Sicuramente significa passione: alla fine 22 anni fa quando ho iniziato a giocare ero una bambina con tanta passione, ma ancora adesso quando alzo non dico che provo la stessa cosa…..Però sensazioni molto simili..
VV – Vediamo le tue alzate perfette: cosa c’è dietro questa perfezione oltre all’allenamento? Disciplina..ordine..applicazione….volontà …
Leo – Si, sicuramente volontà , ma soprattutto amore per questo sport e tanta voglia di migliorare, sempre, in ogni allenamento e tutte le volte che ho la possibilità di giocare.
VV – Leo: quanto il palleggiatore è la squadra?
Leo – Credo che il palleggiatore sia fondamentale, non lo dico per essere egoista, ma perché, purtroppo o per fortuna, passano da te tutti i palloni e puoi essere sia artefice della sconfitta che della vittoria. Spesso si vince o si perde per colpa dell’ alzatore; non solo, ma certo che se il palleggiatore gestisce male una partita, non si va sempre lontano..
VV – Quindi, la palla giusta al momento giusto può far vincere una partita: quanto ci è voluto per farti sentire consapevole di ciò?
Leo – Eh.. Non è che ci sia voluto molto, ho perso delle partite importanti, delle finali importanti magari per un errore di valutazione, in quel momento ho fatto la scelta sbagliata. L’ ho imparato già da giovane, a 15, 16 anni sapevo già cosa voleva dire.
VV – Il rapporto con l’ allenatore e con le compagne..come arrivi al feeling che ci deve essere tra voi? Alla fiducia reciproca, anche se ci possono essere rapporti interpersonali non sempre facili?
Leo – Con l’ allenatore sono abituata a parlare e a confrontarmi, perlomeno ho sempre fatto così. Diciamo che viene a crearsi un feeling attraverso il quale spesso ci si guarda e non c’è bisogno che lui mi dica “fai questo o quell’altroâ€, ci capiamo abbastanza. E uguale più o meno con le compagne: certo con loro ci si conosce di più, si vive in modo diverso, si vive lo spogliatoio, ma si impara a conoscere il carattere, i difetti, i pregi e soprattutto per me si impara a capire cosa è meglio fare in base al carattere di ogni giocatrice. Il rapporto extra pallavolo può esserci o non esserci, secondo me non è fondamentale: ci può essere un buon rapporto, ma in campo si gioca male o viceversa.
VV – Si dice che nel tuo ruolo ci vuole più tempo per maturare e che la maturazione arriva più avanti rispetto agli altri ruoli..
Leo – Si..Credo che maturazione ed esperienza vadano a braccetto con la testa. A differenza di giocatori che magari possono essere anche solo istinto, essere spregiudicati o usare solo la forza, anche se poi non è soltanto ciò, il palleggiatore è 90% testa, più va avanti con gli anni più acquisisce sicurezza, esperienza e quindi matura e cresce nel suo ruolo..
VV -Â La forza di un palleggiatore quindi come si costruisce a livello mentale?
Leo – Si costruisce sbagliando e rischiando, almeno io l’ ho costruita così, poi ognuno ha il suo modo. Si costruisce con il tempo, anche perdendo partite e finali importanti, ma è così che si impara poi nei momenti difficili a gestire le gare. Certo, dipende dal carattere e dal modo di approcciarsi alle cose che è abbastanza personale, si può un po’ migliorare, ma alla fine quella che è la base di come uno è, rimane.
VV – Leo e le sue mani…
Leo – Una cosa sola: io parlo con le mie mani, cioè ci parlo prima delle partite. Ci parlo proprio!! Chiedo di non fare stupidate, di andare veloci, di non incartarsi, di non essere forbici..
VV – Una recente pubblicità prende alcuni personaggi dello sport che sulla carta potevano avere difficoltà ma che con tenacia sono riusciti a diventare dei campioni… tu ti senti di essere vicina a questo messaggio cioè nonostante l’altezza sei diventata una campionessa conosciuta a livello internazionale? Dì qualcosa alle ragazzine che non sono alte e han paura non ci sia spazio per loro nel volley…
Leo – Si! E questo può essere un altro esempio: quando ero piccola a causa della mia altezza nessuno mi convocava mai per le selezioni. Io abitavo in un piccolo paesino (è vero che da questo paesino sono uscite tante giocatrici) ma inizialmente sai nessuno ti vede, io ero bassa e quindi nessuno mi chiamava. Ci sono rimasta male, ma non mi sono mai rassegnata. Alla fine non è contato, perché al momento giusto la fortuna mi ha aiutata, qualcuno mi ha notata, da lì sono partita. E poi credo che all’ altezza si sopperisca con altre cose no? Sicuramente qualità anche fisiche diverse, ma non ci sono così tanti limiti, vedi anche Cardullo. Certo, è in un ruolo particolare, ma se lei avesse dovuto andare avanti con l’ altezza magari non ce l’ avrebbe fatta, adesso invece ha trovato il modo di esserci. Quindi credo che per tutti ci sia una via.
Alle ragazzine dico proprio che non esistono limiti, anche io ho pensato a volte che non ci sarebbe stato spazio, ma ero talmente testarda e credevo in quello che facevo e mi dicevo “Io vado avantiâ€. L’ importante è non mollare in questi momenti, poi non è detto che tutti siano fortunati, ma almeno uno ci prova.
VV – Per tante ragazzine sei un modello….Che modello ti senti o vorresti essere?
VV – Cosa ti ha insegnato il volley? Cosa ha tolto e cosa ti ha dato?
Leo – Il volley mi ha insegnato prima di tutto il gusto del sacrificio che viene ripagato poi dai risultati; la relazione con le persone, io ero una persona molto chiusa e timida. Non è che sia così espansiva ora, ma sono migliorata molto. Poi certo il sapore della vittoria, il non mollare..
VV – Cerca di far capire a chi ti legge, i pensieri di una alzatrice per es. quando: A – hai un match point a disposizione. B – Quando hai match point contro. C – Quando sei fuori forma ma stai giocando una gara importante. D – Quando a chiunque alzi la palla non va a terra. E – Quando l’allenatore ti chiede una cosa ma tu ne vuoi fare un’altra.
B – Eh qui non è che penso tanto da palleggiatore, ma penso sempre che devo difendere la palla, prima ancora che ad alzarla, perché immagino sempre che questa palla arrivi a me.
C – Penso che comunque posso fare abbastanza anche se non sono a posto fisicamente, posso mettere tutto quello che ho con la volontà .
D – Eh..Allora li per lì mi arrabbio, poi penso che devo trovare una soluzione. Poi dipende a che soluzione arrivare, perché magari vorrei provare un attacco di seconda e poi non mi arriva la palla per farlo…
E – E la faccio? Faccio quello che voglio?? Normalmente siamo abbastanza d’accordo come linea di gioco, però è chiaro che in campo se voglio fare una cosa poi la faccio a mio rischio e pericolo, se poi sbagliata mi prendo la responsabilità e le conseguenza della scelta sbagliata. Però devo pensare con la mia testa se no vado in palla..
Leo – Non mi sento per niente un genio, penso di essere un insieme di istinto in certi momenti, ma anche molto di ragione. E credo di avere imparato a gestire certi momenti, rischiando di più o di meno. La genialità esiste, genialità , fantasia, non so come puoi chiamarla, fare una palla che nessuno si aspetta in quel momento, con cui a volte “freghi†anche le tue compagne, talmente improvvisata che è proprio l’ ultima cosa che ti viene. Hai pensato a tutt’altro e poi hai questo istinto di fare un’ altra cosa. Questo sì, esiste, il non essere legati sempre agli schemi, ma giocare..
VV – Nel volley vincere o perdere non dipende solo da te. Riusciresti a cimentarti in uno sport individuale dove la vittoria dipende solo da te?
Leo – Eh mi piacerebbe molto, soprattutto per vedere come sarei da sola. A volte mi dico “siâ€, a volte penso “noâ€, che mi annoierei da matti. Però tutti gli sport che adoro dopo la pallavolo sono tutti individuali, il tennis, lo sci.. Mi piacerebbe proprio sapere come sarei, magari una schiappa e mi stancherei dopo un giorno..
Leo – La cosa più difficile per me è stare fuori a guardare e non poter fare assolutamente niente per aiutare le altre. Magari sarei in campo e sarebbe uguale, nel senso che se stanno facendo male, farei male insieme a loro, ma almeno ci sarei. Poi certo il non giocare è la cosa peggiore, non allenarmi, non toccare la palla, non fare tutto ciò che è pallavolo. Quello che ti spinge ad andare avanti, per me e credo per tutti gli sportivi, è la voglia di tornare a giocare, quando stai fuori 1 o 2 mesi, ti sembra di non giocare da anni e quindi la passione è sempre la cosa che mi spinge..
VV – Cosa provi a stare fuori? Emozioni, sensazioni..
Leo – Rabbia, nervoso, mangio tutte le unghie ( le avevo fatte crescere e poi in questi due mesi mangiate tutte…..E poi mi sento… molle..Non so come spiegare..Mi svuoto a guardare una gara da fuori, sto peggio che non a giocarla..
VV – Ci sono valori al giorno d’oggi che stanno scomparendo: famiglia, Amore, amicizia, rispetto…Cosa significano invece per te??
Leo – Io credo che per prima cosa il rispetto sia la base di tutto in generale. “Odio†chi non ha rispetto per le persone e per le cose. Poi questi valori sono la base della vita, della mia vita. Amore, famiglia, amicizia, sono fondamentali. Una persona che non ha questi valori..Non è possibile, mi sembra strano. Alcune amicizie scopri subito se sono vere o meno, con quello che facciamo noi, ne rimangono in piedi poche, alcune ti fregano. Va bene anche questo, preferisco comunque perdere le persone che non sono vere. Per quanto riguarda la famiglia sono fortunata, mi segue, ho sempre avuto un bel rapporto, ci sentiamo e ci vediamo abbastanza spesso. Per noi la difficoltà sono le distanze, il tempo che stiamo via e non sempre è facile trovare qualcuno che accetti questo.
VV – In alcuni paesi, le donne sono relegate ad un ruolo secondario, tanto nella vita sociale quanto in quella sportiva, in alcuni paesi non è nemmeno permesso loro di praticare sport…Ti ritieni fortunata?
Leo – Non ci si pensa mai e quando qualcuno lo ricorda dici “si, sono fortunataâ€. Però non ci pensi mai quando ti lamenti, probabilmente è normale, non sono l’ unica .
Sono fortunata si. Mi ricordo le donne che comunque possono giocare ma con il velo o con i collant. Noi direi siamo in una condizione davvero migliore, anche se non sempre lo ricordiamo.
VV – Non ti viene mai in mente che nella vita c’ è altro e forse di meglio del volley ?
Leo – Si, però credo che avrò più tempo dopo per fare qualcosa di diverso della pallavolo. Non è come avere un lavoro e farlo per tutta la vita. La pallavolo l’ ho scelta ed è per un periodo di tempo. Poi non ho più possibilità di giocare e farò qualcosa di meglio. Ma per adesso per me il meglio è il volley.
VV – Cosa ti piacerebbe fare? Ci hai pensato?
VV – Seguite un regime alimentare “controllatoâ€. Cena libera, puoi mangiare quello che vuoi…cosa scegli?
Leo – Mi mangio una teglia di parmigiana di melanzane oppure una torta salata.. Ecco, sono le cose che mi piacciono di più…
VV: Un modello sportivo..
Leo – Il mio modello è sempre stato Manu Benelli, per forza una palleggiatrice. Non ce la faccio a non pensare a lei. Oltre alla bravura, la sua testa e il suo modo di essere in campo mi sono sempre piaciuti. A livello di sportivi in generale, ammiro tanto atleti come Josefa Idem, Vezzali, Trillini, Chechi, atleti con la A maiuscola, che hanno vinto, sono tornati dopo infortuni e hanno vinto ancora, che hanno una età per cui diresti “smetti†e ci sono ancora. Atleti che fanno sport minori, ma hanno la vera passione per lo sport.
VV – Leo e Bergamo…a ruota libera….
Leo – Bergamo per me significa “svoltaâ€, per la mia carriera. Volevo smettere di giocare, momento buio, invece Bergamo mi ha presa e mi ha dato la possibilità di esprimermi. Qui mi sono espressa al meglio. La società è seria e vincente, mi ha fatto vincere tanto. Ha un tifo che si trova raramente in giro, tifosi leali e molto veri rispetto ad altri che ho incontrato. Mi piace molto la città , mi trovo bene, c’ è una buona qualità di vita. La cosa principale è che qui ho avuto le mie prime grandi soddisfazioni tra campionato, coppe…
VV – Ti senti di poter diventare una vera bandiera? Fermarti?
VV – Leo e la maglia azzurra…
Leo – La maglia azzurra l’ ho messa davanti a tutto, da quando ero piccola, davanti a qualsiasi cosa. Anche ora è un po’ così, per me quella maglia rappresenta quel sogno che hai da bambina. Poi essere capitano..Sono cose che non ti aspetti mai, anche quando le vivi. Io fatico a crederci.. Quando Massimo me lo disse, pensai ad una cosa temporanea. Pensavo di essere una sostituta..Invece no..Non c’è molto da dire, è l’ amore che ho per la nazionale e per la maglia stessa.
VV – Solo Leo..chi sei?
Leo – Ci sono delle cose che sono mie, mie e basta e le vedono poco anche le persone con cui ho un rapporto più forte. Sono una ragazza semplice ed umile, orgogliosa, testarda, cocciuta e anche un po’ insopportabile per questo. Credo di avere come tutti le mie paure, nello sport, nella vita. Posso sembrare tranquilla, vista da fuori, invece posso anche avere paura, sono come tutti, come gli altri.
In generale, a parte momenti di buio totale, sono una persona abbastanza solare, però sono anche molto misteriosa, non sono espansiva, non mi piace mostrarmi, prima di farlo ci metto una vita e comunque mi devo fidare. Sono una persona un pò enigmatica, nel senso che se mi va mi faccio scoprire, se no non ci si arriva mai. Dipende dalle persone che ho davanti.